3^ domenica di Quaresima – 15 marzo 2020 Unità Pastorale Santi Giuseppe e Zeno

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Mezzogiorno, l’ora più calda, l’ora della sete più ardente.

La sete di Gesù,

la stessa che griderà dalla croce prima di morire.

La sete di una donna di Samaria.

Donna prosciugata per l’infinito vagare alla ricerca di ciò che placa e sazia il desiderio.

Arida umanità ha fin qui illuso e deluso i passi di una rabdomante

che non sa dare un nome al suo cercare.

Acqua viva è il nome di un uomo, il settimo, che le si offre come ristoro inaspettato.

Il settimo, cioè l’ultimo. Il traguardo, la meta, l’approdo.

Dammi da bere, dice Gesù alla donna, contravvenendo alle regole e alle usanze.

Non si parla ad una donna, tanto meno se pagana, ancor meno per quanto si possa presumere della sua discutibile condotta.

Eppure Gesù elemosina dalle sue profondità.

Da dove prende Gesù quest’acqua viva?

Dagli abissi di lei, e dagli abissi di noi. Dalle nostre profondità.

Lui è già là, vi scorre silente, le abita da sempre.

Sono gli stessi inferi in cui scende nel silenzio del sabato santo.

Quell’acqua deve solo trovare la strada e la forza di salirci su,

fino al punto di irrigare le arsure,

fino a rifecondarci il cuore,

fino a rigonfiarci l’anima,

fino a ridarci la voglia di scommettere in lui e in noi,

fino a trasformaci in fontana che zampilla per altri assetati.