Commento domenicale 12/10/2025
12/10/2025 XXVIII Domenica T.O. anno C
Ma Gesù osservò: “Non sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e va; la tua fede ti ha salvato. (Lc 17,11-19)
Ma che cos’è la salvezza?
Per quello straniero la salvezza non era la salute, lo star bene e tornare ad essere parte della società: era già stato purificato dalla lebbra quando decide di tornare indietro. Forse non basta la salute, e nemmeno l’inserimento nella vita sociale, la vita normale di tutti, per realizzare in pienezza l’umano che vive in noi, per essere gioiosi della vita, per essere “salvi”.
Molti pensano; se fossi ricco non avrei bisogno di altra salvezza. Santa Teresa di Calcutta sussurrava, per chi ha orecchi, che un ricco può avere dieci case, ma non può comprarsi un focolare, può avere dieci medici, ma la salute è altro. Per realizzare l’umano Gesù una strada l’ha indicata: ama, sempre, tutto, tutti, anche il nemico, anche il filo d’erba, anche i sassi perché sono creato anche loro, come diceva Gandhi, e come insegnava San Paolo: “nutrono la speranza di essere liberati dalla schiavitù della corruzione” (Rm 8,21). Allora, ama e sarai salvo. Quel samaritano del Vangelo di oggi, torna indietro a ringraziare, è un chiedere perdono, è già far festa, è aver compreso che salvezza è abbracciare la vita per poterla donare, e allora non può più tacere nemmeno un istante la propria gioia: “uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce”. (Lc 17,15)
Buona domenica

0 commenti