“Figlioli vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri…” (Gv. 13-34-35)
Un giorno un poeta scrisse: “Ho commesso il più grande dei peccati: non
sono stato felice.”
Se ci
fermiamo un attimo a riflettere su noi forse questo peccato rispecchia anche la
nostra vita, ed è un vero peccato perché è l’unica vita che abbiamo.
Essere
felici significa realizzare l’umano, è il fine di ogni persona e nessuno può
dirsi del tutto indifferente. Per Epicuro la felicità si realizzava rincorrendo
il piacere, per altri attraverso la trascendenza: i beni di ordine spirituale
come la scienza o la virtù.
Gesù ci
racconta che felicità è l’amore dato e ricevuto “gli
uni gli altri”. (Fa pensare lo
sbilanciamento di Gesù verso l’amore per gli altri quasi dimenticandosi
dell’amore per Dio)
Sappiamo
però che ogni nostra azione e volontà si fondano su beni, materiali o
trascendenti, che sono finiti, limitati quindi il “non è possibile essere
felici” forse è vero, ma possiamo provarci.
Lo scarto
con la felicità piena l’avremo solo oltre il presente quando liberi da ogni
condizionamento godremo della presenza e della vita stessa di Dio Questa è la
nostra speranza, la nostra fede: Signore dammi la fede.
Domenica XXV T.O. anno A “..nel ritirarlo (il salario per il lavoro fatto) però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il Leggi tutto…
Domenica XXIV T.O. anno A “Tutto ciò che respira dia lode al Signore”. (Sal 150) Nell’Antico Testamento la parola, come avveniva in tutte le culture del Vicino Oriente, non era un semplice alitare, ma una Leggi tutto…
Domenica XXIII T.O. anno A I giovani la sessualità e la coppia. La sessualità è ansia vitale, è aspettativa di vita, è una insaziabile voglia di libertà, di novità, di creatività. Le attese dei giovani Leggi tutto…
Commento domenicale 19/05/2019
Pubblicato da Edoardo Amadio il
V Domenica di Pasqua – anno C
“Figlioli vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri…” (Gv. 13-34-35)
Un giorno un poeta scrisse: “Ho commesso il più grande dei peccati: non sono stato felice.”
Se ci fermiamo un attimo a riflettere su noi forse questo peccato rispecchia anche la nostra vita, ed è un vero peccato perché è l’unica vita che abbiamo.
Essere felici significa realizzare l’umano, è il fine di ogni persona e nessuno può dirsi del tutto indifferente. Per Epicuro la felicità si realizzava rincorrendo il piacere, per altri attraverso la trascendenza: i beni di ordine spirituale come la scienza o la virtù.
Gesù ci racconta che felicità è l’amore dato e ricevuto “gli uni gli altri”. (Fa pensare lo sbilanciamento di Gesù verso l’amore per gli altri quasi dimenticandosi dell’amore per Dio)
Sappiamo però che ogni nostra azione e volontà si fondano su beni, materiali o trascendenti, che sono finiti, limitati quindi il “non è possibile essere felici” forse è vero, ma possiamo provarci.
Lo scarto con la felicità piena l’avremo solo oltre il presente quando liberi da ogni condizionamento godremo della presenza e della vita stessa di Dio Questa è la nostra speranza, la nostra fede: Signore dammi la fede.
Buona Domenica
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