Commento domenicale 25/05/2025
25/05/2025 VI Domenica Dopo Pasqua anno C
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (Gv 14,23-29)
Prendere dimora, é l’immagine di una residenza comune tra Dio e l’uomo, “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi..” (Giovanni il Prologo) “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”.
E Gesù ci fa dono della sua stessa vita, l’intima e piena comunione, dimora perfetta di Dio stesso in noi, con l’Eucarestia.
“Il pane che io darò è la mia carne ….” (Gv 6,51)
L’Eucarestia è l’umanità di Cristo. Il gesto col quale Gesù, nell’ultima cena, presenta ai discepoli il pane ed il calice, è il gesto di colui che si dona: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo.” Questo dono, prendere dimora in noi, è in rapporto con la vita, dato che si mangia per vivere.
Infatti “carne” nel linguaggio biblico è l’immagine di una creatura vivente e il sangue è il segno della vita stessa.
Agli ebrei era proibito mangiare un animale col suo sangue e prima di mangiarlo quel sangue lo lasciavano scorrere interamente, perché se l’animale è tuo, non lo è la sua vita.
Mi è sempre rimasto impresso, anche se forse, non si legge così come io lo leggo, il passo di come Marco propone agli Apostoli l’offerta del calice; con una breve sospensione: “Prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. / E disse: Questo è il mio sangue..”
Buona domenica
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