“..le mogli siano sottomesse ai loro mariti e voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa..” (Ef.5,22)
In occasione del “chiacchierato” passo della seconda lettura di questa domenica di San Paolo agli Efesini oggi parliamo di San Paolo.
Alcuni versetti di San Paolo, non solo quelli di questa domenica, anche (1Cor., 11,3-12) e (idem 14,34 segg.) e altri, li viviamo nell’inconscio collettivo, come il fondamento teologico a una prassi ecclesiale, e non solo, vedi il brano di oggi, discriminatoria della donna e di fatto, hanno fortemente improntato la successiva tradizione.
E’ tutto sbagliato il riferimento a San Paolo! (non la storia della donna nella Chiesa) ma almeno oggi dopo duemila anni di cristianesimo, non dobbiamo più leggere la Bibbia a versetti per poi dire “sta scritto” e continuare con l’”inerranza” della Parola, concetti ormai superati da cento anni, ma leggiamolo tutto San Paolo!
Non sappiamo in qualsiasi caso se per Paolo, fariseo ed educato nell’osservanza della legge, sia stato facile accettare una fede che non prevedeva né discriminazioni teologiche, né rituali nei confronti delle donne. Di certo nella lettera ai Galati risuona forte il grido di libertà contro ogni discriminazione di tipo razziale, sociale e sessuale: “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.
Dobbiamo inoltre dire, storicamente, per debito alla verità, che innanzitutto le donne cristiane compiono un innegabile passo avanti nello stato di emancipazione dallo stato di sudditanza in cui si trovavano le donne ebree o greche; per la prima volta si parla di reciprocità dei doveri tra moglie e marito, o in ogni caso la prassi ecclesiale non ne limitò il ruolo sociale.
IV Domenica dopo Pasqua -anno B In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. (Gv 10, 11-18) Questa Domenica è chiamata “La Domenica Leggi tutto…
II Domenica di Pasqua 2024 – Anno B. Valore teologico della “lettura”. “Celebrans et ministri, clerus et populus sedentes auscultant.” Questa norma uscita nel 1955 ebbe una larga risonanza nel mondo dei liturgisti e così Leggi tutto…
PASQUA 2024 “Questo è il mio corpo… questo è il calice del mio sangue”. “Come ad offrire nutrimento al corpo è l’atto di mangiare del pane e non semplicemente guardarlo, nello stesso modo occorre che Leggi tutto…
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Commento domenicale 26/08/2018
Pubblicato da Edoardo Amadio il
XXI Domenica T.O. ANNO B
“..le mogli siano sottomesse ai loro mariti e voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa..” (Ef.5,22)
In occasione del “chiacchierato” passo della seconda lettura di questa domenica di San Paolo agli Efesini oggi parliamo di San Paolo.
Alcuni versetti di San Paolo, non solo quelli di questa domenica, anche (1Cor., 11,3-12) e (idem 14,34 segg.) e altri, li viviamo nell’inconscio collettivo, come il fondamento teologico a una prassi ecclesiale, e non solo, vedi il brano di oggi, discriminatoria della donna e di fatto, hanno fortemente improntato la successiva tradizione.
E’ tutto sbagliato il riferimento a San Paolo! (non la storia della donna nella Chiesa) ma almeno oggi dopo duemila anni di cristianesimo, non dobbiamo più leggere la Bibbia a versetti per poi dire “sta scritto” e continuare con l’”inerranza” della Parola, concetti ormai superati da cento anni, ma leggiamolo tutto San Paolo!
Non sappiamo in qualsiasi caso se per Paolo, fariseo ed educato nell’osservanza della legge, sia stato facile accettare una fede che non prevedeva né discriminazioni teologiche, né rituali nei confronti delle donne. Di certo nella lettera ai Galati risuona forte il grido di libertà contro ogni discriminazione di tipo razziale, sociale e sessuale: “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.
Dobbiamo inoltre dire, storicamente, per debito alla verità, che innanzitutto le donne cristiane compiono un innegabile passo avanti nello stato di emancipazione dallo stato di sudditanza in cui si trovavano le donne ebree o greche; per la prima volta si parla di reciprocità dei doveri tra moglie e marito, o in ogni caso la prassi ecclesiale non ne limitò il ruolo sociale.
Buona domenica
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