“Questi segni sono stati scritti in questo libro perché crediate
che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e perché credendo, abbiate la vita nel
suo nome.” (Gv.20,19-31)
I
Vangeli scritti dalla testimonianza che vede Gesù parla di lui attraverso il
prisma della fede, come ci riporta oggi Giovanni (perché crediate), non
sono stati scritti quindi secondo le regole della “storicità” che si pretende
oggi per la descrizione degli eventi; una seconda domanda che possiamo porci è
se i testi che oggi abbiamo corrispondono ai testi originali o no. Diciamo che la
seconda domanda si pone per ogni testo antico, anche per l’Eneide o il De bello
Gallico etcc… in quanto i testi sono stati tramandati attraverso copie a volte
anche diverse tra loro, fatte a mano su papiro tessile o su pergamena.
Le copie che sono arrivate nel corso dei secoli, anche in frammenti, sono dette “codici” e i codici più antichi sono del primo e del secondo secolo dopo Cristo, spesso solo frammenti porzioni di papiro. Per quanto ci riguarda noi cristiani e la “storicità” i codici del Nuovo Testamento sono del secondo secolo, antichissimi, quindi molto vicini ai fatti, ai ricordi, ai primi testi scritti, se solo pensiamo ad esempio che i primi codici che abbiamo che riportano il “De bello Gallico” sono dell’anno mille.
Per
il primo punto sottolineiamo che i Vangeli lo sono certamente “storici”, nel
senso in cui si afferma senza alcuna esitazione che
“trasmettono fedelmente quanto Gesù
Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e
insegnò” per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu
assunto in cielo. (Costituzione Dei
Verbum del Concilio Vaticano II, nn. 18 e 19)
Il di più non ci deve interessare a meno di non essere antropologi,
teologi, ermeneutici, esegeti, filologi, traduttori etcc.. per cercare coerenze
con la scienza dove invece la scienza deve fermarsi e lasciare spazio al
mistero della presenza di Dio tra noi.
Domenica XXVI T. O. anno A “Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore, ma non andò. Rivoltosi al secondo gli disse Leggi tutto…
Domenica XXV T.O. anno A “..nel ritirarlo (il salario per il lavoro fatto) però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il Leggi tutto…
Domenica XXIV T.O. anno A “Tutto ciò che respira dia lode al Signore”. (Sal 150) Nell’Antico Testamento la parola, come avveniva in tutte le culture del Vicino Oriente, non era un semplice alitare, ma una Leggi tutto…
Commento domenicale 28/04/2019
Pubblicato da Edoardo Amadio il
II DOMENICA Di PASQUA – Anno C
“Questi segni sono stati scritti in questo libro perché crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e perché credendo, abbiate la vita nel suo nome.” (Gv.20,19-31)
I Vangeli scritti dalla testimonianza che vede Gesù parla di lui attraverso il prisma della fede, come ci riporta oggi Giovanni (perché crediate), non sono stati scritti quindi secondo le regole della “storicità” che si pretende oggi per la descrizione degli eventi; una seconda domanda che possiamo porci è se i testi che oggi abbiamo corrispondono ai testi originali o no. Diciamo che la seconda domanda si pone per ogni testo antico, anche per l’Eneide o il De bello Gallico etcc… in quanto i testi sono stati tramandati attraverso copie a volte anche diverse tra loro, fatte a mano su papiro tessile o su pergamena.
Le copie che sono arrivate nel corso dei secoli, anche in frammenti, sono dette “codici” e i codici più antichi sono del primo e del secondo secolo dopo Cristo, spesso solo frammenti porzioni di papiro. Per quanto ci riguarda noi cristiani e la “storicità” i codici del Nuovo Testamento sono del secondo secolo, antichissimi, quindi molto vicini ai fatti, ai ricordi, ai primi testi scritti, se solo pensiamo ad esempio che i primi codici che abbiamo che riportano il “De bello Gallico” sono dell’anno mille.
Per il primo punto sottolineiamo che i Vangeli lo sono certamente “storici”, nel senso in cui si afferma senza alcuna esitazione che “trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò” per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo. (Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II, nn. 18 e 19)
Il di più non ci deve interessare a meno di non essere antropologi, teologi, ermeneutici, esegeti, filologi, traduttori etcc.. per cercare coerenze con la scienza dove invece la scienza deve fermarsi e lasciare spazio al mistero della presenza di Dio tra noi.
Buona domenica
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Domenica XXIV T.O. anno A “Tutto ciò che respira dia lode al Signore”. (Sal 150) Nell’Antico Testamento la parola, come avveniva in tutte le culture del Vicino Oriente, non era un semplice alitare, ma una Leggi tutto…