Domenica 15 giugno 2025 – SS. Trinità/C – Giovanni 16,12-15
“Molte cose ho ancora da dirvi…”. Ancora? Mi pare siano già così tante quelle che ci affidano i vangeli e tutte estremamente esigenti. Non possono bastare? Anche perchè sembra che si tratti di aggiungere peso a peso. “Per il momento non siete capaci di portarne il peso”, confida Gesù ai suoi. E noi, nel qui e nell’ora nostri, siamo ormai capaci e disposti a portare il fardello di una verità che si dilata e diventa più profonda? Lo Spirito è colui che ci accompagna e sospinge verso i sentieri di una verità via via più ampia. E noi? Ce la scrolliamo di dosso o ne reggiamo l’onere? La verità è una responsabilità e non è scontato volerla assumere. La verità ci chiama ad essere uomini e donne diversi, la verità ti pone sulla strada del cambiamento. Il non sapere ti offre l’alibi di essere anche mediocre, superficiale. E allora è meglio non sapere. Ma il non voler sapere è comunque una responsabilità e può diventare perfino una colpa, un peccato. Non voler sapere è non volerne sapere di te. Perché la verità non ha a che fare tanto con le idee quanto con le persone, il vissuto concreto di uomini e donne. Rinunciare alla verità è rinunciare ad intrigarsi, a coinvolgersi con la vita degli altri, e può far comodo, tanto comodo. È la festa della Trinità, una festa che ha radici davvero lontane. Nel breve passo del vangelo di Giovanni si parla di Dio come di un movimento, di un fluire dall’uno all’altro, di uno scambio continuo e inarrestabile fra il mio e il tuo che diventa nostro e di tutti. Ebbene, in questo movimento ci sto anch’io, se voglio. Posso essere coinvolto perché quel che è di Dio sia anche mio e ciò che, originariamente suo diventa mio, sia per altri, sia per tutti. Posso starne fuori, posso girare al largo, posso farmi bastare il mio e tenermelo stretto ma che vita triste, che mezza vita. Tanti fanno tanto per altri, tanti non fanno niente e restano chiusi in un bozzolo che sembra più una tomba che il nido di una farfalla. Mi piacerebbe fare un po’ di esempi ma è facile far arricciare il naso a qualcuno: scendere in piazza per sostenere il popolo di Gaza ad esempio, votare sì al referendum sulla cittadinanza. E qualcuno avrà già il prurito. Al di là di questi esempi non nascondiamoci che Gesù per primo, e non per il gusto di provocare, ha fatto storcere il naso alla gente del suo tempo quando con disinvoltura riconsegnava pubblicamente alle donne il loro spazio, quando contestava il religioso se veniva prima dell’umano, quando faceva entrare nel suo confine gli stranieri, i malati, i bambini… Entrare nel movimento di un Dio Trinità significa accettare per la nostra vita scossoni e contraccolpi. Non sarà innocuo abitare questo movimento, il movimento che nasce in Dio ci sposta, ci ricolloca, ci spiazza, ci decentra. L’alternativa è stare fermi, corazzarci, difenderci, possibile ma non evangelico!
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