2 novembre 2021 – Commemorazione dei fedeli defunti – 1Gv 3,11-21
Ho scorso con voi la lista dei nomi delle persone che abbiamo salutato da un anno a questa parte. Sostare sui loro nomi è come tornare a contemplare i loro volti, è tornare a ripensare alle loro storie, è tornare a ritessere la trama dei loro legami. È far venire a galla quello che gli occhi hanno visto, quello che magari ci si è detti o quello che di loro ci è stato detto. Mentirei se vi dicessi che mi ricordo di tutti. Non è così. Certi nomi non mi rimandano ad un volto. Tante persone, di cui magari ho pur celebrato il funerale, non le ho mai viste. Ma se torno a sostare su quell’elenco è probabile che affiori il ricordo di coloro che hanno pianto la loro partenza. Mi piacerebbe condividere con voi qualche memoria ma non vorrei far torto a qualcuno. Sono tutte persone, come quelle che ciascuno di voi è venuto qui a ricordare, che hanno tracciato un solco profondo nelle esistenze d’altri, nelle vostre, nella comunità in cui hanno vissuto, nell’ambiente professionale in cui si sono impegnati, per le passioni che li hanno animati, per gli ideali che hanno portato avanti… Ritorno almeno ad alcuni di quei nomi e mi sovvengono immagini, riecheggiano suoni, risento odori, mi riempio gli occhi di presenze. Chissà quanto di loro vive in ciascuno di voi, in mille modi, per le parole che vi siete detti o per i silenzi in cui avete sostato, perché si sono presi cura di voi, o perché voi vi siete presi cura di loro. Perché avete imparato ad amare quanto amavano, a fremere per quanto appassionava anche loro. Tanto vive di loro perché noi viviamo ma anche perché sono stati vivi, e amando ci hanno resi vivi. Forse non tutto è sempre stato perfetto ma la morte non ci impedisce di provare a colmare la misura al fine di assottigliare la distanza, sino a renderla impercettibile. Ci siamo amati e questo ci ha reso vivi, è l’amore che tiene in vita noi e tiene in vita loro. Amando abbiamo circoscritto il potere della morte, amando essi hanno traghettato la loro vita verso la vita. I vivi possono essere già morti se amore è parola che non si dice più, è gesto che non si compie ancora. Oggi, nella solennità di tutti i santi, alla vigilia della commemorazione dei fedeli defunti, torniamo a dirci che restare vivi è possibile perché abbiamo conosciuto l’amore di chi ci ha dato la vita, di chi la vita l’ha sostenuta non trattenendo la propria fra mani serrate ma offrendocela su palmi aperti. Gli occhi di qualcuno di voi sono ancora appannati dalle lacrime, il cuore offuscato da un travaglio ancora in atto. Dove cercare ristoro, pace? La memoria non basta, potrebbe consegnarci allo sconforto. Vorremmo saper scommettere sul fatto che l’amore rende vivi e tiene vivi, noi, loro, oggi, sempre, qui, altrove.
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