Il Vangelo di questa domenica XXIII del T.O. ci parla della “correzione fraterna”, ma oggi questo impegno, più ecclesiale che personale, va sotto il nome di “discernimento pastorale” come definito nell’Amoris Laetizia, pensato da Papa Francesco per quanto riguarda le diverse situazioni familiari dette “irregolari”; ma direi non solo per queste ultime.
Il “discernimento” è descritto nel cap.8 che qui riassumiamo: “il discernimento non è un giudizio è un processo dinamico che deve sempre restare aperto a nuove tappe di crescita, è l’accompagnamento che la Chiesa madre fa a chi gli chiede “cosa devo fare?” Bisogna cioè accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene.
E’ un generale cambio di prospettiva col passato e il discorso è chiaro… solo quando dice che non esiste oggi una pastorale ferma e severa che non dia luogo ad alcuna confusione.
Insomma, come dovranno essere i cristiani del ventunesimo secolo? Solidi, ma anche flessibili; fermi nelle certezze della fede, ma capaci di adattarle alle provocazioni dei tempi all’incontro con persone tutte diverse. Solidi e fermi, ma anche pronti e reattivi a cambiare quando il cambiamento bussa, quando un dubbio o le provocazioni dei tempi attraversano la vita.
Tutto chiaro? No! …per niente; per cui sorge la necessità di chiedere al magistero costituito, i nostri sacerdoti, approfondimenti e nel silenzio, ogni coscienza, chieda la Grazia, l’illuminazione dello Spirito Santo.
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Commento della domenica (10/09/2017)
Pubblicato da A B il
San Giuseppe, 10 Settembre 2017
Il Vangelo di questa domenica XXIII del T.O. ci parla della “correzione fraterna”, ma oggi questo impegno, più ecclesiale che personale, va sotto il nome di “discernimento pastorale” come definito nell’Amoris Laetizia, pensato da Papa Francesco per quanto riguarda le diverse situazioni familiari dette “irregolari”; ma direi non solo per queste ultime.
Il “discernimento” è descritto nel cap.8 che qui riassumiamo: “il discernimento non è un giudizio è un processo dinamico che deve sempre restare aperto a nuove tappe di crescita, è l’accompagnamento che la Chiesa madre fa a chi gli chiede “cosa devo fare?” Bisogna cioè accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene.
E’ un generale cambio di prospettiva col passato e il discorso è chiaro… solo quando dice che non esiste oggi una pastorale ferma e severa che non dia luogo ad alcuna confusione.
Insomma, come dovranno essere i cristiani del ventunesimo secolo? Solidi, ma anche flessibili; fermi nelle certezze della fede, ma capaci di adattarle alle provocazioni dei tempi all’incontro con persone tutte diverse. Solidi e fermi, ma anche pronti e reattivi a cambiare quando il cambiamento bussa, quando un dubbio o le provocazioni dei tempi attraversano la vita.
Tutto chiaro? No! …per niente; per cui sorge la necessità di chiedere al magistero costituito, i nostri sacerdoti, approfondimenti e nel silenzio, ogni coscienza, chieda la Grazia, l’illuminazione dello Spirito Santo.
Buona Domenica
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