Domenica 11 giugno 2023 – Corpus Domini A – Giovanni 6,51-58

Pubblicato da emme il

Noi e il cibo. È un rapporto essenziale ma spesso problematico. Il mio non è proprio sereno, nella mia storia ho fatto almeno un paio di diete serie, entrambe fallite.  E poi nel rapporto col cibo mi confronto, come tanti immagino, con la mia istintività che è voracità, incapacità di porsi un limite e francamente questo un po’ mi disturba, mi disturba non sapermi governare. Forse non lo so fare neppure su altri fronti. Il cibo è l’antidoto contro la morte, mangiando combattiamo questa paura. Ma le paure vanno affrontate, vanno contenute, vanno gestite, senza perdere il controllo possibilmente. Non è certo questo il luogo per dissertare sulle patologie legate al cibo, certo è che il rapporto con esso dice tanto di noi e può veicolare messaggi importanti. Nel vangelo di Giovanni, siamo al capitolo 6, quello che raccogliere il lungo discorso sul pane di vita, Gesù parla di un cibo vero, di una bevanda vera, la sua carne, il suo sangue. C’è qualcosa che ci nutre più del cibo: è la relazione. Io ricordo un fatto emblematico, ve lo racconto per sommi capi: le cause dell’anoressia di una ragazza che conoscevo sono state ravvisate nel fatto che il padre, da anni, ma all’insaputa di tutti, anche della figlia, avesse costituito una famiglia parallela a quella originaria. I disturbi legati al cibo di quella ragazza affondavano le radici in una profonda ferita relazionale. Cos’è vero cibo a questo punto? Sono le relazioni che ti fanno vivo, che ti tengono in vita. E noi che ci facciamo qui? Non siamo certo qui a riempirci la pancia, resteremmo alquanto delusi, il menù non è così fantasioso, ma non siamo ultimamente neppure qui per prendere, ognuno a modo suo, la particola. Siamo qui perché vogliamo alimentare quella comunione che ci fa vivi, che ci tiene in vita. È l’unico pane a farci corpo, pur essendo molti. Per non frantumare questo corpo condividiamo lo stesso pane. “Ti ha fatto provare la fame”, dice Mosè al popolo che sta guidando verso terre di libertà. Ti ha saziato di manna dal cielo. Lo sapete già- perché ho avuto modo di dirlo altre volte: manna è la trasformazione dall’ebraico man hu? Una domanda: che cos’è quello? E allora facciamoci di nuovo questa domanda? Cos’è il pane di questa eucarestia se non il cibo vero, quello che tiene viva la comunione tra di noi e sfama i bisogni più profondi, quelli che saziati, appagati, tengono testa alla morte e contengono la paura che ha il potere di scatenare. Sono le relazioni e la comunione che fiorisce dentro le relazioni a tenere a bada la morte, a non farcela temere, a permetterci di immaginare un per sempre, di sperare l’eterno. Si può morire, anche da vivi, con la pancia piena, saziati di pane, ma vuoti di quanto gli altri possono regalarti perché tu sia vivo davvero. Il pane eucaristico prendiamolo come vogliamo, in piedi, in ginocchio, sulla mano o in bocca. È tutto relativo, sostanziale è ben altro: è fare il pieno di una vita che si dona perché nel gioco delle relazioni si doni anche la mia, è solo questo a tenerla viva.


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