Domenica 11 maggio 2025 – IV di Pasqua C – Giovanni 10,27-30

Pubblicato da emme il

“L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita”. Questo abbiamo letto dall’Apocalisse. Gli ultimi venti sono stati giorni ad altissima tensione ecclesiastica, il 21 aprile è morto papa Francesco, l’8 maggio è stato eletto il nuovo papa, Leone XIV, l’ultimo e il nuovo pastore della chiesa cattolica. Ma l’unico vero pastore è l’Agnello, ricordiamocelo! E i pastori facciano i pastori solo come è pastore l’Agnello. È il caso che non me ne dimentichi neanche io. Perché le pecore, di cui parla ancora Giovanni nel vangelo, seguono quel pastore? Perché è colui che non rapisce, non sequestra la vita di nessuno ma piuttosto consegna e dona la propria. È costui che siamo chiamati a seguire e coloro che in nome suo, non portano a sé, alla propria verità, ma appunto a Cristo e alla sua verità che è vita. Nella prima lettera di Pietro si legge: “pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (5,2-3). È chiaro: non è indifferente il ruolo di chi sta ai vertici, nella chiesa, ma non solo nella chiesa. Lo vediamo in giro per il mondo, che ci siano certi personaggi a governarlo condiziona, in un verso o nell’altro, l’intero assetto internazionale. Quindi, non sarà indifferente il modo in cui papa Leone eserciterà il suo ministero, sono giorni in cui si alambicca su quanto sia moderato, se tornerà a serrare i ranghi dopo una stagione di slabbrature eccessive, se ricompatterà il tessuto ecclesiale per ristabilire un’unità vacillante. Ma il pastore è l’Agnello e gli agnelli, anche se si chiamano Leone, come The New Pope, direbbe Sorrentino. Nella visione di Isaia l’agnello e il lupo, la pantera e il capretto, il vitello e il leone, il bambino e il serpente non si temeranno più perché il vangelo può far nuove le cose. Il vangelo, la mappa che traccia la strada di tutti. Papa Leone come Paolo e Barnaba continui solo a seminare con franchezza il vangelo di Cristo nei solchi del mondo, una Parola che è per noi, una Parola che continuerà a restare esigente, così esigente da essere tentati di girare i tacchi, e allora sarà Parola per chi vorrà ascoltarla, per chi vorrà seguirla, per chi vorrà approdare alle fonti delle acque della vita. “Io e il Padre siamo una cosa sola”, dice Gesù nel vangelo. Restare avvinghiati a Cristo, non lasciarsi strappare dalla sua mano dipenderà da quanto io terrò stretta la mia mano alla sua. “Egli ci ha fatti e noi siamo suoi”, abbiamo pregato nel salmo. Io sono tuo ma perché scelgo di appartenerti. E allora preghiamo di nuovo come abbiamo fatto all’inizio: “Sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci separiamo mai da nostro pastore che ci guida elle sorgenti della vita”.


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *