Domenica 17 dicembre 2023 – III di Avvento B – Giovanni 1,6-8.19-28

Pubblicato da emme il

“Tutta la vostra persona, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. L’irreprensibile è colui a cui non puoi appuntare nulla tanto è rigoroso, impeccabile, corretto. Anche i farisei al tempo di Gesù erano impeccabili tanto erano scrupolosi nel rispetto della Legge ma in una forma maniacale di osservanza al punto da risultare perfino disumani. Gesù, da quanto ci consegnano i vangeli, si è trovato di frequente a ingaggiare con loro aspri confronti sul fatto che il religioso, rispettato in modo inappuntabile, li trasformasse di sovente in giudici atroci, arbitri feroci. Tutt’altro è il modo in cui Gesù ha delineato l’identikit dell’uomo religioso. L’irreprensibile spesso e volentieri è colui che ha solo bisogno di salvare la buona immagine di sé, il suo buon nome e anche il religioso può servirgli per perseguire questo scopo. Non è inconsueto per gente di chiesa come noi che Dio ci serva al fine di tenere in piedi una certa idea di noi. Oggi leggo con voi il passo di Isaia e al battezzato che sono (il testo parla di consacrazione con l’unzione) vien detto che la nostra consacrazione battesimale prende corpo dentro l’approssimarsi a qualcuno, nel farsi vicini a situazioni limite non riguadagnando la purità religiosa che ci rende distanti da tutti e da tutto. Il Dio di Gesù ci spinge ai margini dell’umano, il nostro e quello degli altri. Miseri, gente dal cuore ferito, schiavi, prigionieri. Volerli incrociare, cercali, questo rende vivo e rende vero il nostro battesimo. Il religioso può essere un grande inganno quando ci porta lontano dall’umano. Stiamo attenti. Il Natale a cui ci stiamo approssimando ci aiuti a tornare a fare i conti con un Dio che in Gesù si fa uomo con gli uomini e per gli uomini. Il vangelo ci faccia davvero più umani se quel religioso, mal interpretato, rischia di renderci invece più insensibili e indifferenti. Sempre Isaia parla della giustizia che Dio fa germogliare e fiorire nel giardino del mondo. I discepoli del vangelo non siano dei cattivi giardinieri. Un’altra bella immagine ci consegna il profeta: Dio riveste noi della salvezza (possiamo leggerlo con un riferimento alla veste battesimale), ci avvolge con il manto della giustizia. Che panni vogliamo indossare, per quale ruolo da giocare sulla scena del mondo? Anche noi come Giovanni, il Battista, possiamo essere voce di quella Parola che cerca il nostro fiato, possiamo essere lampada che ospita la luce di cui il mondo ha bisogno per non ripiombare nelle tenebre, possiamo essere presenza scalza al cospetto di ogni uomo e donna reale tabernacolo del divino.


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