Domenica 18 febbraio 2024 – I di Quaresima B – Marco 1,12-15
Qualche giorno fa un caro amico, commentando i fatti che punteggiano il nostro oggi, si domandava perché mai Dio avesse deciso di pentirsi dopo il diluvio e avesse accettato di riprovarci con l’uomo, di scommettere ancora su di lui e con lui su un altro futuro possibile. Tra lo sconsolato e l’ironico diceva che sarebbe stato davvero meglio se Dio non fosse ritornato sui suoi passi e avesse chiuso la partita con noi una volta per sempre. Forse Dio è un inguaribile ottimista, un sognatore che non si lascia rubare la speranza. Papa Francesco nel messaggio per questa Quaresima si domanda “come mai un’umanità (la nostra) giunta alla soglia della fraternità universale e a livelli di sviluppo scientifico, tecnico, culturale, giuridico in grado di garantire a tutti la dignità brancoli (invece) nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti”. Forse, dice ancora il Papa, c’è un deficit di speranza, gli uomini sono come incapaci di sognare, non sono animati dal desiderio. Questa prima domenica di Quaresima, come ogni anno, ci ospita in quel deserto in cui lo Spirito sospinge Gesù. Il deserto per lui, come per noi, è il luogo di una fatica tutta da abitare senza fuggire, in cui convivere anche con le bestie selvatiche oltre che con gli angeli. Sì, siamo anche rischio, pericolo, minaccia. Ma deserto è possibilità di conoscerci e addomesticarci in modo che sia vangelo il nostro tornare in Galilea. E se il primo convertito fosse proprio Gesù che riabita il suo quotidiano dopo aver fatto pace con se stesso? Quell’arco posato sulle nubi di cui abbiamo letto nel passo di Genesi non potrebbe significare, oltre il fatto che Dio smetta di dichiarare guerra all’uomo, l’intima convinzione che io posso abitare il mondo in modo differente? Se Dio non è stanco di noi anche noi potremmo non permetterci il lusso di essere stanchi di noi. “Il deserto – scrive il Papa – è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava” della rassegnazione, della sfiducia. Saremo capaci di offrire spazio ad una nuova idea di umano, di mobilitare nuove energie di umanità, di farla sussultare in un moto di creatività, di far balenare la luce di altra speranza? “In questo frangente storico, diceva sempre il Papa ai giovani radunati a Lisbona e ridice nel messaggio per la Quaresima, le sfide sono enormi, gemiti dolorosi… abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ecco perché Gesù può dire convertitevi, credete nel vangelo… perché è possibile, perché la speranza non muore. È forse la forza più a rischio, ma è anche quella più grande e può davvero trascinarci fuori dai deserti dentro un oggi decisamente più vivibile.
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