Domenica 19 dicembre 2021 – IV di Avvento C – Luca 1,39-45
La parola che questo ascolto mi riconsegna con più forza è CORPO. Nel corso della passata settimana mi sono pacatamente confrontato con una persona che tornava a considerare un incontro promosso dalla parrocchia un paio di anni fa dal titolo Santa carne. Si trattava della presentazione del risultato di un laboratorio sul tema della corporeità e della sessualità nell’esperienza cristiana, nella chiesa cattolica in particolare. La persona con cui ne parlavo teneva dentro ancora una certa contrarietà rispetto ai discorsi che si erano fatti. Lo slogan di quella serata era: io sono un corpo, per ribadire che non abbiamo semplicemente un corpo. È chiaro, non siamo soltanto un corpo ma siamo, senz’ombra di dubbio il nostro corpo e abitarlo in un modo o in un altro non è assolutamente indifferente. Leggevo questa settimana che Billy Eilish, una giovanissima cantautrice statunitense, idolo di tante teenagers, confessava di essere stata traumatizzata da un precoce e continuo confronto con la pornografia che le ha riconsegnato un distorto concetto di sé e degli altri, del corpo e dell’amore. Siamo il nostro corpo. E oggi me lo dice anche la Scrittura nell’incontro di corpi che sussultano perché riverbera l’energia che custodiscono. Quanta energia circola grazie al fatto che siamo un corpo. Il corpo che siamo può diventare strumento potentissimo per esaltare l’umanità che ogni corpo custodisce. Senza questo corpo non posso essere. La sfida è decidere cosa essere grazie al corpo che sono. “Un corpo mi hai preparato”, scrive l’autore della lettera agli Ebrei, un corpo che possa dar corpo a tutto il buono possibile, a tutto il bene esprimibile. Paolo nella lettera ai Romani scriverà: “offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale”. Il corpo spazio del culto. In Dio col proprio corpo e dentro la storia consegnandolo vivo per la vita di tutto e di tutti. Il Natale è occasione per tornare a dircelo, Dio sarà un corpo che transiterà nella storia incontrando corpi, toccando corpi, guarendo corpi, amando corpi, rialzando corpi, riattivando corpi. Non il culto del corpo, questa è la deviazione, questo è l’eccesso, ma rendere culto coi corpi, essere grembo della gioia per usare le immagini del vangelo. Dobbiamo non solo credere, come Maria, che sia possibile ma anche volerlo… fare la volontà di Dio nei corpi che siamo, attraverso i corpi che siamo… questo leggiamo ancora nella lettera agli Ebrei. Cosa vorrà dire? Come tradurre questa immagine? Credo che basti restare in ascolto della vita, credo che non si debba fare di più che pronunciare un nome, Maria ha solo salutato Elisabetta, e lasciare che quel suono tocchi il tuo dentro perché sussulti, rimbalzi la vita. Corpi per essere vivi, per rendere vivi.
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