Domenica 21 gennaio 2024 – III TOB – Marco 1,14-20

Pubblicato da emme il

“Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Credere! A chi e a cosa crediamo? Perché di fede comunque si vive! La si professa in continuazione: prendendo la macchina e credendo che anche gli altri sappiano guidarla; mangiando quello che preparano altri e credendo che comunque non correremo il rischio di essere avvelenati; affidando i nostri figli ad altri e credendo che se ne occuperanno mettendoci la nostra stessa cura; consegnando le nostre risorse finanziarie ad altri credendo che chi traffica i nostri soldi ce li farà comunque riavere a bisogno; leggendo una notizia e credendo nella fondatezza della sorgente e nella deontologia di chi scrive. Vedete: si vive credendo, affidandoci agli altri, fidandoci degli altri, consegnandoci agli altri. Non farlo significherebbe togliersi la possibilità di vivere o ridimensionare la vita in maniera decisamente considerevole. Vivere nel sospetto ci ucciderebbe, vivere sentendoci continuamente minacciati dagli altri sarebbe impossibile. Questo non significa affatto non esercitare comunque un discernimento, non darsi il tempo o l’opportunità di fare delle valutazioni. Io non affido a chiunque i miei figli o i miei soldi. Io non monto in aereo se solo sapessi che il pilota che si appresta a condurlo non ha un’ora di volo alle spalle. Dobbiamo essere avveduti non sprovveduti, anche se, ripeto, vivere domanda una massiccia dose di fiducia. Faccio un passaggio: credere nel vangelo. Cos’è vangelo? E’ necessario farsela la domanda perché se è ciò in cui mi è chiesto di credere… Io direi questo: Vangelo è vivere disarmati. Vangelo è accogliere l’inedito che esprime la tua vita. Vangelo è volere che le differenze non impediscano l’incontro. Vangelo è non approfittare della posizione di potere che occupo. Vangelo è non arrogarmi il diritto di negarti un diritto. Vangelo è spartire le possibilità che ho. Vangelo è accompagnare il tuo riscatto. Vangelo è permettersi il lusso di perdonare e di chiedere perdono. Vangelo è saper essere grati. Vangelo è gioire per le tue conquiste. Vangelo è crearti spazio. Vangelo è dire le cose belle di te e non solo quelle sbagliate. Vangelo è aiutarti a sperare. Vangelo è darti futuro e farti crescere le ali. Siamo d’accordo che questo è Vangelo? Ecco! Se siamo d’accordo questo è ciò a cui siamo chiamati a convertirci, ad approssimarci prendendo le distanze da altro che evidentemente Vangelo non è e con il Vangelo non ha niente a che spartire. Metanoia è la parola greca che ci sta dietro, teshuvah è invece la parola ebraica. Shuv significa pentimento, ritorno al patto d’amore con Dio. Metanoia è darsi la possibilità di cambiare idea e quindi di intraprendere una rotta diversa, nuova, alternativa. Gli ortodossi, visto che siamo nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, chiamano metanoia un inchino che fanno fino a terra accompagnato dal segno della croce. È come dicessero, in un corpo che si piega: in nome del vangelo la mia vita cambia, non sarà la stessa di prima.


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