Domenica 22 ottobre 2023 – XXIX TOA – Matteo 22,15-21

Pubblicato da emme il

Non mi è facile stare su questa pagina del vangelo. Vorrei non ridirmi e non ridirvi le solite cose. “Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”, questo mi ha chiesto il vescovo Nonis nell’ormai lontano 8 giugno 1997 nel giorno in cui venivo ordinato. E io ho risposto: “Lo prometto”. In tanti esercitano sulla nostra vita, dal suo sorgere al suo tramontare, un’autorità. In tanti mi hanno detto e mi diranno cosa fare e cosa non fare: la famiglia, gli insegnanti, la chiesa, lo stato, l’economia. Autorità che si impongono alla mia volontà e autorità che eleggo e alle quali consento di ordinarmi ciò che vogliono. All’autorità si risponde con un sì convinto, o codardo, ma all’autorità si può rispondere anche con un no, se pur rischioso. Sì, quando sono un pavido e non so dire di no, oppure quando sposo convintamente la linea. L’obbedienza non è più una virtù diceva don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana. È diventato il titolo di un suo libro che di fatto raccoglie i diversi testi che ha scritto intorno alla questione dell’obiezione al servizio militare e alla leva obbligatoria. Nella lettera ai giudici contenuta nel libro si parla del coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni”. Sì, a tutto ciò che non svilisce l’umanità mia e degli altri. No, a tutto ciò che degrada e deturpa l’umano. Sono sì e sono no che possiamo sbandierare, per i quali dobbiamo pubblicamente lottare, ma ci sono dei sì e dei no che possiamo semplicemente sussurrarci nell’intimo, senza clamori, perché orientino radicalmente le scelte che facciamo al fine di perseguire la verità di noi più che la verità confezionata da qualche altro e che non ci interpreta. Attenzione però, il criterio non è il capriccio, non sto dicendo questo, il criterio è la dignità dell’umano, difesa o vilipesa. A cosa obbedire, a quale autorità piegarsi? Se è promosso l’umano ci sto, se l’umano è offeso non posso starci. Gli scenari che interpellano la coscienza, che abbiamo l’obbligo, questo sì è un obbligo, di formare costantemente, sono sempre tanti e sempre nuovi. Si possono vietare in Germania come in Francia le manifestazioni a favore dei palestinesi? Se fossero pro Hamas non ho dubbi che si debbano vietare, come in Italia i raduni fascisti. A Dio quel che è di Dio. È di Dio l’uomo che è l’immagine stessa di Dio. “Ti ho disegnato sul palmo della mia mano”, si legge in Isaia, e in Apocalisse: “gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza sta scritto un nuovo nome che nessuno conosce, se non colui che lo riceve”. È il nome della nostra ritrovata dignità, di quell’originale bellezza che va sempre riscoperta. A Dio perché è lui che mi riconsegna alla verità di me stesso, a Dio che non asserve l’uomo (il religioso lo fa) ma si mette ai suoi piedi.


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