Domenica 23 aprile 2023 – III di Pasqua A – Luca 24,13-35

Pubblicato da emme il

Non è forse il bisogno di tutti e quindi anche il mio personalissimo bisogno, quello cioè di essere raggiunti e affiancati nei cammini rassegnati, nel nostro sconsolato o desolato andare, da qualcuno che possa farti di nuovo sorridere, da uno che ce la faccia a risollevarti l’anima, a traghettarla oltre la tristezza raccontandoti che la vita non ha smesso di fiorire. In quegli undici chilometri che separano Gerusalemme da Emmaus, cioè ogni sconfitta da una possibile soluzione o da un definitivo inabissamento è necessario che qualcosa irrompa, che qualcuno spezzi quella spirale che può trascinare la morte dentro la vita ammorbandola, avvelenandola, inquinandola tutta. Serve un tu che testimoni un passaggio possibile. Gesù è questa presenza che si propone senza imporsi, è passi che accompagnano i tuoi nel tentativo di ritrovare un senso, è parola necessaria per mettere ordine nel guazzabuglio dei pensieri, è sosta per poter contemplare segni che parlano di vita, è forza che smuove per vincere la sfiducia. “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”. Uno sconosciuto ficcanaso piomba nel vivo della mia desolazione e tenta di dipanare il groviglio del mio dentro. È un avvicinamento indebito, inopportuno? Per come sono apparentemente blindate oggi le nostre vite, potrebbe sembrarlo anche se poi, diciamocelo, siamo noi a mettere in piazza le nostre esistenze, a squadernarle senza troppo pudore, per elemosinare attenzione, considerazione, consolazione. Che sia una chat o che sia una chiacchiera vis a vis, di questo abbiamo bisogno, un estremo bisogno. Ci serve raccontarci perché la speranza che viene dall’altro ci è necessaria, poi vedete voi se metterci la maiuscola o meno alla parola a(A)ltro. “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele…”. È questa libertà che abbiamo bisogno di ritrovare ma ritrovandoci vivi grazie a colui che è vivo. Di contagiarci reciprocamente la vita di vita, di questo c’è bisogno. Intanto non dandoti l’idea che la tua vita non mi interessa, non tenendoti a distanza, ma avvicinandomi, accostandoti, non evitandoti. E poi spartendo con te la vita che custodisco come quel pane che Gesù spezza e che ci dice che la vita è solo lì dove non si trattiene, non nell’effimero, come dice Pietro nella seconda lettura, ma in ciò che sa di sangue cioè di vita che pulsa e che non si trattiene, si consegna. Potremmo dire grazie ai tanti ficcanaso che hanno scovato lo spiraglio per inserirsi delicatamente dentro le nostre fatiche per essere balsamo, dimostrandoci che stiamo loro a cuore. Magari qualche grazie inatteso arriverà anche a noi perché ci siamo stati, perché non ci siamo voltati dall’altra parte, perché abbiamo spezzato la vita là dove la vita domandava di essere saziata.


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