Domenica 24 gennaio 2021 – 3^ TOB – Marco 1,14-20

Pubblicato da emme il

Una di voi, già qualche tempo fa, mi suggerì di ascoltare la puntata di Uomini e profeti che il programma radiofonico di Rai Radio 3 dedicava a Gesù, dopo aver parlato di altri tre maestri dello spirito: Socrate, Buddha, Confucio. I quattro interventi sono stati offerti da Vito Mancuso, un intellettuale a cui qualcuno vorrebbe non fosse attribuito il titolo di teologo. Solo qualche giorno fa una nonna allarmata e disorientata mi chiedeva di aiutarla perché la nipote le aveva passato la stessa registrazione e incapace di offrire risposte le chiedeva a me. I detrattori di Mancuso lo definiscono un pensatore gnostico, la conoscenza è la via per salvarsi, detto in modo spiccio. Ma non credo di avere gli strumenti per confrontarmi con le tesi di Mancuso, non sono un teologo, sono un credente piuttosto malconcio, sono uno che, come tanti di voi, se comincia a farsi domande va in crisi. Ma la soluzione non è non farsene. Anzi! Guai a chi non si fa domande per paura di perdere la rotta. A proposito, perché mi sono smarrito in questi pensieri? Mi stavo semplicemente chiedendo perché quattro uomini, la cui vita era probabilmente già abbastanza impostata, Pietro se aveva una suocera avrà sicuramente avuto anche una moglie e magari dei figli, un lavoro avviato, una vita sociale… ecco, perché loro e poi altri, dirottano le loro esistenze credendo a uno che distribuisce buone notizie. Dentro quella scia infinita oggi ci siamo noi e potremmo chiederci perché starci ancora dentro, perché non deviare, non cercare un’alternativa? Perché lasciarsi ancora affascinare dalla magia di quelle parole e credere che sono vangelo, buona notizia? Cosa significa credere a Gesù e cosa invece significa credere che quel Gesù sia il Cristo di Dio? È il confronto fra gesuanesimo, quello predicato da Mancuso, e cristianesimo, che in Paolo potrebbe riconosce il proprio fondatore. Credere in Gesù Cristo, non semplicemente in Gesù, è credere che il piatto della bilancia pende dalla parte della vita, nonostante tutto, nonostante la morte. La vita degli uomini è la passione di Dio, per questo Gesù, il Figlio, ai quattro di cui leggiamo oggi, propone di diventarne pescatori. Pescare uomini dal mare della vita è trarre l’uomo alla vita e non abbandonarlo in balia delle tante forze di morte. Ecco… la vita dell’uomo è vangelo e che il piatto della bilancia continui a pendere dalla parte della vita è sforzo per cui Gesù la vita la consegna e ancora vita sia promessa oltre ogni morte parziale, ogni morte transitoria, sia promessa oltre la morte ultima, oltre l’ultima soglia. Vita anche lì, sempre e ancora perché pesi più del suo contrario. “Gli orecchi mi hai aperto”, si prega in un salmo. Orecchi aperti in ascolto di una Parola che cerca di riattivare le energie per abitare la vita e consentirle di sprigionare il meglio qui, ora, nella speranza che l’oltre non ne sia estraneo, ne sia contagiato. Intanto gusto, apprezzo, condivido ogni minimo oltre che mi consente di far pesare di più la vita rispetto alla morte e questo senz’altro grazie al Vangelo in cui voglio continuare a credere perché accoglierlo fin qui ha fatto lievitare la vita in me e negli altri, non l’ha certo depauperata, infiacchita. Tutt’altro!


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