Domenica 24 luglio 2022 – XVII TOC – Luca 11,1-13

Pubblicato da emme il

Pregare! Mi sono chiesto tante volte cosa sia la preghiera e tante volte ho tentato di rispondere a chi mi chiedesse conto della preghiera o comunque a cosa servisse pregare. Ti prego… mi dice Assan quando ha qualcosa da chiedere o piuttosto da estorcere… e con un’insistenza tale a cui non so resistere. E allora oggi vi dico che pregare è sperare che colui che prego sia disposto a cambiare idea. Mi viene in mente dal vangelo la preghiera della siro-fenicia che supplica Gesù per la guarigione della figlia. Gesù in quel caso cambia idea… ma andate a rivedervi l’episodio… Pregare è riconoscere che tu puoi e io non posso e allora chiedo, domando, supplico, perché tu faccia ciò in cui io non riesco. Pregare è anche far cambiare idea a Dio? Cosa dite? Spesso si afferma che le cose che capitano sono volontà di Dio, lo si dice per un sacco di cose, anche per la malattia che colpisce qualcuno, per la morte che incombe magari anzitempo, per i disastri naturali… volontà o castighi di Dio… lo si diceva al tempo in cui l’AIDS iniziava a mietere le sue vittime, qualcuno l’ha detto anche in relazione al Covid. Capite bene che ne esce un Dio tremendo che non ha niente a che spartire col Dio di Gesù. Ma questo immaginario su Dio invade ancora molto, troppo, il nostro ragionare e il nostro sentire. E allora se non si tratta di pregare un Dio che deve cambiare idea, che cosa sarà mai pregare? Pregare potrebbe essere far circolare il desiderio di buono e di bene che ci abita. Nel vangelo si parla di un uomo che desidera accogliere al meglio un amico che l’ha raggiunto nel cuore della notte. In Genesi si racconta di Abramo e del suo desiderio che un popolo, una città non soccombano sotto il peso delle proprie colpe. Pregare è fare in modo che quanto di bello attingo dal vangelo possa davvero trasformare il mondo convincendosi così che possiamo ospitare il meglio, cambiando idea se abbiamo l’impressione che si stia frenando od ostacolando il dilagare del bene possibile. Pregare è lo sforzo per coinvolgersi nella passione per il meglio, è distrarsi da pensieri non così ampi, da gesti non troppo generosi, è distogliersi da parole non sufficientemente inclusive. Ricordo il gesto clamoroso di Papa Francesco che si inginocchiò davanti ai capi politici di opposte fazioni del Sud Sudan per invocare la pace per quel popolo dilaniato dagli scontri, un gesto davvero immenso… era il 12 aprile 2019. Prego non perché Dio cambi idea, sarebbe un idolo. Prego non solo perché gli altri si convincano di quello che dico, facciano quello che chiedo, sarei semplicemente un opportunista. Prego perché il meglio conquisti la mia vita, il buono dilaghi nella mia esistenza, il bene spadroneggi nei miei giorni. Come discepoli del vangelo anche noi chiediamo a Gesù di insegnarci a pregare. Gesù pregava perché il meglio, nel confronto intimo e costante col Padre, potesse generare la novità, la bellezza, la giustizia… Allora prega per cambiare, perché nella tua vita irrompa il cambiamento che serve a generare novità. Prega perché se qualcuno busserà alla tua porta tu sia disposto ad aprire anziché trincerarti dietro le tue garanzie; prega perché se qualcuno chiede tu sia capace di offrire risposte anziché barricarti dietro le soluzioni che hai già trovato per te; prega perché se qualcuno cerca tu sia disposto ad aiutarlo a trovare ciò che cerca, senza farti bastare il fatto che tu abbia già trovato una soluzione ai tuoi problemi. Siamo noi che possiamo rendere vera questa incredibile frase del vangelo: chi cerca trova, chi chiede ottiene, a chi bussa sarà aperto. Pregarci! Che non sia questa la conversione da attuare? Capire cioè che ci sono delle cose che hanno più valore di altre, più senso di altre. Se sapessero pregarsi Putin e Zelensky, se sapessero chiedere insieme il bene dei popoli che sono chiamati ad accompagnare nella ricerca di prosperità e di pace. Pregarsi per abitare un mondo altro, fabbricato da uomini e donne che sanno ascoltarsi, che sanno pregarsi.


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