Domenica 24 settembre 2023 – XXV TOA – Matteo 20,1-16

Pubblicato da emme il

Quando finisco di leggere il vangelo della domenica a volte mi capita di andare a sbirciare più avanti per vedere quale sarà il vangelo della domenica successiva. Ho fatto così anche domenica scorsa quindi sapevo quale sarebbe stato il passo di oggi. Ma non sapevo che avrei iniziato raccontando un fatto. Venerdì A. ha finalmente ricominciato a lavorare in una grossa azienda, dopo un tempo di ricerca. Bisogna dire la verità, non ha un gran rapporto col lavoro, forse come altri della sua età. In ogni caso ripartiva volentieri, motivato, contento, soddisfatto, non so quanto sarebbe durata. In ogni caso ci telefona a pranzo per dirci che il lavoro che aveva trovato tramite un’agenzia interinale, assunto non dall’azienda ma da una cooperativa, era di fatto già finito. Non si era accorto (gnoco!) di aver firmato un contratto della durata di mezza giornata. Dopo mezza giornata di lavoro il suo contratto era già scaduto. Era affranto, arrabbiato, sconcertato. Gli hanno proposto di ritornare il giovedì successivo. Credo abbia detto di no sull’onda dell’amarezza del momento, ma è difficile non capirlo. Leggo il vangelo di oggi a partire da questo fatto dunque che mi lascia basito e senza parole. Che schifo! Lasciatemelo dire. “Quello che è giusto ve lo darò”, dice il padrone della vigna. Cosa è giusto? È giusto quello che è toccato ad A. e insieme a lui a tanti altri, ieri, oggi, domani? È giusto? Cosa è giusto? L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri, abbiamo letto dal profeta Isaia. Solo così fiorirà la giustizia. È giusto che ognuno abbia il necessario per vivere, quel denaro al giorno, di cui si dice nel vangelo, che è quanto consente ad un uomo di sopravvivere, di stare a galla, di non sprofondare (non sto parlando di reddito di cittadinanza…). E se non bastasse, Paolo ai Filippesi scrive: Comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo. Cosa è degno del vangelo e cosa non lo è nella mia vita? Quel vangelo rende degna la vita, la mia e quella di tutti. Buona notizia è che ciascuno sia messo nella condizione di poter vivere con dignità ma buona notizia è anche non rosicare perché un altro può quanto posso io. Ne sarò contento. Lo so benissimo che i nostri pensieri non sono i suoi, che le nostre vie non sono le sue. I suoi sovrastano i miei, non c’è dubbio. Desiderassi elevare pensieri e vie per non dimorare nella meschinità. Vivere per me sia Cristo, l’uomo che non accetta di stare sotto un certo livello di dignità e non ammette che altri si degradino, o siano, peggio ancora, degradati. Da 109 anni è istituita la Giornata dei Migranti e dei Rifugiati. Sapete chi erano i migranti e i rifugiati 109 anni fa? Noi! Che a milioni scappavamo dalla miseria. Certo a fatica si sono fatti strada chi in America, chi in Australia, chi in nord Europa. La strada non gliel’hanno certo spianata ma in tanti altrove hanno ritrovato pian piano dignità. E chi la cerca oggi da noi la trova? Ma prima ancora… che pensieri sono i nostri, che vie sono le nostre? Per me vivere è Cristo?


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