Domenica 25 maggio 2025 – VI di Pasqua C – Giovanni 14,23-29

Pubblicato da emme il

Dissentire e discutere animatamente. Si può? Si deve! Dentro la chiesa e fuori dalla chiesa. Se si fanno discorsi che non ci convincono non si può tacere, non si deve tacere. Abbiamo la testa e quindi usiamola, magari collegandola al cuore, ma usiamola. Non tutto ci deve andar bene e se non ci va bene dobbiamo dirlo. Certo, non sottraiamoci all’obbligo del confronto, al dovere dell’ascolto delle ragioni dell’altro, alla necessità del dialogo, ma poi prendiamo posizione. Ma chi ci dice dove stare, che posizione occupare? A dircelo è il vangelo e lo Spirito di cui resto in ascolto perché, come leggiamo da Giovanni, lui ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà quel che Gesù ha già detto, ogni volta che ce lo dimentichiamo. E poi stiamo in ascolto degli uomini, del grido dei poveri, come ha fatto Dio che ascoltò il lamento del popolo schiavo in Egitto e lo condusse in una terra in cui scorre latte e miele. Può rimanere inascoltato il grido dei palestinesi? Possiamo non prendere posizione contro chi sta falcidiando quel popolo? Il passo degli Atti degli Apostoli racconta l’esito di quello che fu il primo concilio nella chiesa, il concilio di Gerusalemme. Lì un risultato è maturato perché si è ascoltando il dissenso, il turbamento, non lo si è soffocato, non si è imbavagliata la contrarietà, non si è messo a tacere il disagio di qualcuno opponendogli lo strapotere di qualcun altro. E questo deve succedere sempre, nella chiesa e nei contesti laici che pratichiamo. Se c’è qualcosa di insensato, di inaccettabile, di inospitabile, ebbene, non può aver diritto di cittadinanza. Nella chiesa ad esempio cosa non si può tollerare? Che esista l’intolleranza, che qualcuno non dia spazio a quell’umano che lecitamente chiede di sentirsi riconosciuto. Certa chiesa resiste ancora contro il diritto che ognuno ha di essere se stesso, e non quello che si deve essere. E questa chiesa la contesto, come contesto la società in cui qualcuno è più di qualcun altro, o l’economia quando calpesta i diritti degli uomini e dei più deboli fra essi. Sappiamo indignarci e arrabbiarci? Sappiamo piangere e compatire? Sappiamo reagire e combattere? La verità non è già tutta detta, allora cerchiamola insieme. Non pensiamo pigramente o arrogantemente di aver già finito di cercarla perché fa comodo a noi e ai nostri interessi quella che abbiamo opportunamente confezionato. E dunque non difendiamo solo la nostra verità, ma quella che emerge da un confronto serio col vangelo di Gesù. Ci sono degli assoluti, vedi la circoncisione che vogliono imporre i cristiani di origine ebraica a quelli che provengono dal paganesimo, ci sono degli assoluti che non lo sono più nel momento in cui io incontro te senza il filtro di una legge, di una regola cieca. Quante cose cambierebbero, quante cose hanno l’urgenza di essere cambiare.


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