Domenica 28 febbraio 2021 – 2^ di Quaresima B – Marco 9,2-10

Pubblicato da emme il

Il vangelo di questa seconda domenica di quaresima, vangelo che peraltro, nelle diverse versioni, torna nella quaresima di ogni anno, è costretto dentro due annunci di passione. Il buio e la luce in un continuo cedersi il passo, come nella vita. A tratti sfiancante cambio di scena che alternativamente chiama sul palco della vita i due immancabili protagonisti, la luce e il buio appunto. Come nella vita di Abramo. All’ombra delle querce di Mamre il folgorante annuncio dell’arrivo di un figlio tanto desiderato. Finalmente la luce nell’esistenza di due stremati vegliardi e qui sul Moria il possibile tragico epilogo di un sogno divenuto incubo, Abramo sta per uccidere quel figlio. Gianni Marmorini ha scritto un libro dal titolo Isacco. Il figlio imperfetto, ipotizzando, dopo numerosi confronti, che il figlio così agognato fosse in realtà un figlio diverso da quello atteso. La notte piomba su quel giorno ma un Dio che sembrava già così sadico e perfino folle domenica scorsa per il fatto di aver messo insieme sull’arca di Noè differenze inconciliabili, qui è un Dio che nel limite di un figlio, nella sua invincibile fragilità promette un futuro luminosissimo. Sul Tabor, monte innominato della trasfigurazione, pur stretto, come dicevo, nella morsa di una profonda notte, è sprigionata una luce incontenibile, un bagliore che costringe perfino a serrare o a distogliere gli occhi. Ma tutto questo eccesso di luce riesce ad allungare il suo effetto su notti che non smettono di incombere? Raffaello, abbiamo appena chiuso l’anno in cui si commemoravano i 500 anni dalla morte, dipinge il suo ultimo quadro fra il 1518 e il 1520, anno della morte. Sapete di che quadro si tratta? Di quello in cui dipinge proprio la trasfigurazione. La cosa interessante sta nel fatto che nello stesso quadro dipinge due scene diverse. Nella parte alta la scena della trasfigurazione in cui abbonda la luce e nella parte bassa la scena suggerita da un passo che nel vangelo di Marco troviamo subito dopo il fatto della trasfigurazione: la guarigione di un giovane epilettico. È una scena in cui domina la tenebra e i colori sono decisamente adeguati al dramma che vi si racconta. Quanta notte nella vita di tanti e notti che non finiscono mai come quelle in cui fatichi a dormire. Ho nel cuore la notte di un’amica, notte che continua ad allungare le sue ombre sulla sua esistenza senza darle tregua. Ci vorrebbe un ariete, come sul monte del sacrificio, che si è impigliato nei rovi e immoliamo anziché farci immolare. Nel prefazio di questa domenica diremo che solo transitando dentro la notte arriva il giorno, solo dalla passione scaturisce la Pasqua. Ma a volte questo passaggio è così arduo, così estenuante. “Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice”, abbiamo pregato col salmo. “Tu hai spezzato le mie catene”, continua l’orante. Se non bastasse il desiderio di una vita risorta, che riposa finalmente nella luce, aiuta la nostra umanità a fiorire, forza il giorno, obbligalo, costringilo, imponigli di liberarsi, tu che sei il Dio per noi affinchè non ci troviamo mai nella condizione di pensare che tu sia il Dio contro di noi.


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