Domenica 4 maggio 2025 – III di Pasqua C – Giovanni 21,1-14
In questa domenica battezzeremo 14 bambini, tanti! Nel librettino che abbiamo consegnato a genitori e padrini è scritto: “Appena prima di battezzare il bambino, ai genitori e ai padrini, viene chiesto di professare la propria fede. Per dire sì serve anche saper dire no. È il no che nel “rinuncio” ciascuno dice a tutto ciò che non è vangelo. Nel “credo”, invece, ciascuno dice sì a ciò che è vangelo”. Nello stesso libretto abbiamo riportato un paio di passi evangelici, quello che racconta del disconoscimento di Pietro nel cortile della condanna (ricordate?), dove diventa drammaticamente vera la profezia di Gesù: “Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai”. L’altro passo è la parte finale del vangelo di oggi. Il “no”, non lo conosco, lascia spazio al “sì”, ti voglio bene, e il protagonista è sempre Pietro. E a genitori e padrini diciamo: “Se il sì a Cristo si fa largo nella nostra esistenza, si farà largo anche nella vita dei piccolo che stiamo battezzando”. “Pietro, mi ami?”. Gesù sembra elemosinare l’amore. In certe occasioni, quando possiamo permetterci il lusso di abbassare le nostre difese, anche noi torniamo a chiedere di essere amati, perché in quella domanda: “Mi ami?”, abita il nostro bisogno più radicale. Non so se fosse il bisogno di Gesù in quel frangente o se fosse il modo in cui Gesù invita Pietro a dirsi, come può, in verità, anche per dargli l’occasione di riscattare quella tripletta di no che aveva scaricato sul Maestro. Oppure, mettendosi in bocca quelle domande così intime, che siamo autorizzati tutti a chiedere di essere amati e che non dobbiamo solo esibire le nostre performance, che non dobbiamo solo far vedere quanto siamo bravi. E poi, che nella misura del possibile, di quel che puoi assumere, non sei scartato e scaricato ma integrato, coinvolto, responsabilizzato. Gesù dirà a Pietro: “Pasci i miei agnelli”. È l’amore che ci riabilita, quello che riusciamo a chiedere e quel poco che riusciamo ad assicurare. L’ho fatto notare anche altre volte: Gesù chiede: “Mi ami” e Pietro non si azzarda ad andare oltre il “Ti voglio bene”. Tanto che sarà Gesù a decidere di accontentarsi e a farsi andare bene la misura che Pietro gli offre. “Mi vuoi bene?”, “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Anche questo dovremmo saper fare, oltre a chiedere l’amore, farci bastare l’amore di cui l’altro è capace perché anche noi arriviamo fin dove arriviamo. La prima parte del vangelo cita il numero di pesci pescati. Sono così tanti che vien voglia di sapere di preciso quanti sono. 153 e grossi, tanto che la rete rischia di squarciarsi. È il tanto con cui risponde Dio ma sulle braci accese sulla riva del lago, che è la vita di ciascuno, chiede di portare soltanto un po’ del pesce pescato, un po’. Lui ci sta tutto e noi come sappiamo, come possiamo. Ma intanto va bene.
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