Domenica 5 febbraio 2023 – V TOA – Matteo 5,13-16
Abbiamo celebrato solo qualche giorno fa la festa della presentazione di Gesù al tempio, la cosiddetta candelora, per via delle candele che benediciamo e accendiamo, segno, a quaranta giorni dal Natale, del nostro chiaro e continuo riferimento a colui che è la luce, quella che viene a illuminarci dall’alto. È lui la luce. Nel vangelo di Matteo si dice di noi che siamo luce e sale. Siamo luce! Lo diamo per scontato? È vero che per accendere una candela basta accostare lo stoppino ad una fiamma che già divampa ma la nostra vita brilla semplicemente per contatto? Direi di no! La tua luce sorgerà come l’aurora, brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio, tutte espressioni che abbiamo trovato nel passo di Isaia. La Scrittura non lascia margini di interpretazioni, è lapidaria e quanto mai chiara: il giusto risplende come luce, si è ripetuto al salmo. Chi segue me avrà la luce della vita, abbiamo letto dal vangelo. Oggi in Italia si celebra la 45° Giornata per la vita. I temi cari alla galassia pro-life sono il contrasto all’aborto e all’eutanasia, temi importanti da trattare con estrema delicatezza. Ma pro-life non può non consistere anche nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi, nel togliere di mezzo l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, nell’aprire il cuore all’affamato, nel saziare l’afflitto di cuore. L’importante sarà non limitarsi a proclamare valori che tirano in ballo la coscienza di altri e non farsi scuotere propria. Le battaglie spesso si fanno attorno alle idee che non di rado diventano ideologie. La vita interpella in mille modi, ma interpella innanzitutto me, e chiede a me di trovare soluzioni prima ancora di pretendere che diventino sistema, struttura, legge. Se non bastasse, il salmo che abbiamo pregato, torna a rincarare la dose: felice, o se volete luminoso, l’uomo pietoso che dà in prestito, che amministra i suoi beni con giustizia, che dona largamente ai poveri. Se quanto leggiamo nella Scrittura valeva migliaia di anni fa, vale pure oggi. Non c’è neppure bisogno di un grande sforzo interpretativo, i bisogni sono sempre gli stessi e comunque basterà poco per leggere i nuovi bisogni di oggi. Questa è la luce che risplende davanti agli uomini, questa è la luce da porre sul candelabro, luce che fa luce, non fiamma che accendi e che rapidamente nascondi e lasci morire per il timore di consumarti così come accade ad una candela una volta accesa. Si consuma e magari si deforma, ma all’unico scopo di regalarsi.
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