Domenica 5 giugno 2022 – Pentecoste C – Romani 8,8-17

Pubblicato da emme il

“Voi… non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito”. Ma la carne cos’è? È la mia pancia, il mio istinto, l’emozione del momento. È tutto ciò che non filtro attraverso la testa e il cuore. La carne è la mia animalità lasciata allo stato brado, è la brutalità, la spontaneismo più triste, l’irruenza a cui non metto le redini. È lasciare l’animale che sono a briglia sciolta perché pascoli nel campo degli altri devastandolo, o scorrazzi indisturbato oltre i confini del suo recinto incurante dei danni che può fare. Carne è sferrare un calcio alla testa di Niccolò Ciatti, come fosse un pallone, in una discoteca spagnola, uccidendolo. Carne è acquistare di un’arma negli Stati Uniti, premeditando uno sterminio dentro a un supermercato frequentato da neri, o dentro un ospedale per colpire un medico che non ti ha curato bene, o una scuola perché sei stato vittima di bullismo, o davanti ad una chiesa. Carne è ingaggiare una guerra per imporre il proprio dominio, è evitare il tavolo del confronto, del dialogo, del compromesso per preferire un estenuante braccio di ferro aspettando che vinca il più forte. Ma carne è anche quell’arroganza sottile che denigra l’altro e non cerca strade per valorizzarlo. Carne è abbandonarsi al lamento continuo che è come un dito perennemente puntato contro chi reputo essere la causa del mio malessere. Carne è anche reagire violentemente al sentirmi senza sosta sotto attacco, è alzare la voce per sovrastare il fastidioso rumore della tua petulante presenza. Carne è contrastare la tua ricerca della felicità perché sembra ostacolare la mia. E quanto lungo potrebbe essere questo elenco? Ognuno di noi potrebbe arricchirlo con una sua personale sfumatura. Paolo nella lettera ai Romani parla di Spirito come della forza che da’ vita ai nostri corpi perché la vita che in essi vibra sia per la giustizia. Cercando, come mi piace fare, il senso delle parole, scopro che ius (giusto, diritto) potrebbe trovare la sua fonte nel sanscrito yoh, salute, la salute della vita e la sua durata. Vuoi vivere, vuoi vivere bene, vuoi vivere a lungo? Persegui la giustizia, cioè abita la vita e le relazioni dandoti delle regole che la governino, la orientino, la conducano, la sottraggano al rischio di abbracciare la morte e di infliggerla a qualcun altro. Sia lo Spirito della Pentecoste, colui che Agostino chiama Maestro interiore, a insegnarmi quello che non so, a ricordarmi quello che ho dimenticato, a rimanere con me quando sono in balia di me stesso, e sia come vento che si abbatte impetuoso e si fa largo, e sia come fuoco che riaccende l’esistenza liberandola dalla mediocrità e dalla meschinità. Sia l’energia che mi fa giusto e allora, come cantiamo nella sequenza, pieghi ciò che è rigido, scaldi ciò che è gelido, raddrizzi ciò che è deviato.


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