Domenica 9 gennaio 2022 – Battesimo del Signore C

Pubblicato da emme il

Io vi battezzo con acqua… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Vorrei che provassimo a coglierne la differenza, senza fare troppo i sofisticati. È vero che l’acqua genera e rigenera la vita, la ristora, la rinverdisce, ma spesso, soprattutto nell’ambito religioso e nel linguaggio di chiesa, abbiamo pensato all’acqua più come a quell’elemento che lava, purifica, decontamina una vita segnata dal peccato, dal limite colpevole, dalle meschinerie di cui siamo capaci. L’acqua come quell’elemento che toglie, fa scorrere via le lordure che ci intaccano, rende limpida un’esistenza deturpata. Dietro questa teologia c’è l’idea che la vita è negativamente segnata, è ferita, è condizionata dal male. Siamo irrimediabilmente cattivi, siamo barbari da civilizzare. È così? Siamo alle prese da sempre con l’idea del peccato originale neppure ben sapendo di che cosa si tratti. E di fatto la nostra liturgia è intrisa, oltre modo, di invocazioni in cui si chiede perdono, si invoca misericordia, si riconosce la propria indegnità. È la teologia che produce necessariamente l’idea del sacrificio, il nostro, per diventare degni, accettabili, e prima del nostro quello di Cristo che sarà la necessaria vittima che placa il furore di un Dio che rischia di essere dipinto come un mostro, altro che Amore incondizionato. Il sacrificio di Gesù sarà dunque il prezzo pagato per ammansire Dio e sopirne l’ira. Quanto va scrostata la nostra idea di Dio dipinto spesso come divinità castigatrice che se prima esigeva vittime, sacrifici umani, offerta di sangue ora si placa solo sul patibolo a cui Gesù è stato appeso per redimerci dal peccato? Che Dio è? Che Dio è quello di fronte a cui ci vediamo ridotti a mendicanti servili che supplicano misericordia? Il nostro problema non è quello di essere peccatori caduti da una perfezione originale. Il nostro problema è che siamo esseri umani incompleti che anelano a essere di più, a raggiungere la pienezza. Abbiamo bisogno di essere accettati e amati semplicemente per ciò che siamo, per arrivare ad essere tutto ciò che possiamo essere (cfr J. S. Spong). Gesù sta tra il popolo, in fila con chi si fa battezzare, solidale nel limite che anela alla pienezza. Le parole che piovono dal cielo sono per lui e sono per noi che siamo irrimediabilmente amati e non sferzati, giudicati. Con lui attendiamo che piova lo Spirito e il fuoco perché attivi in noi l’energia che ci abita e ne aggiunga per poter essere quel che ancora non siamo. Battezzare non è togliere, è piuttosto aggiungere, non è ripulire ma infondere vigore perché la vita si infiammi, non è spegnere, buttare acqua sul fuoco ma riattivarlo perché divampi ancor più. Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! (Luca 12,49).


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