Lunedì 1° gennaio 2024 – Maria Madre di Dio – Luca 2,16-21

Pubblicato da emme il

“Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge”. Se andate al cinema a vedere Santocielo, l’ultimo film di Ficarra e Picone, tutto è un po’ sconvolto: il nuovo Messia è partorito da un maschio e sarà una femmina. Speravo fosse almeno un po’ più divertente. In ogni caso, riscattare chi è sotto la Legge significa fare di servi dei figli. Il testo di Paolo, in Galati, è di sicuro, il passo biblico più antico relativo alla nascita di Gesù e alla ‘divina’ maternità di Maria, parla non soltanto di figli ma di figli adottivi. L’espressione mi è particolarmente cara e vi sono tornato sopra altre volte. Il figlio adottivo è il figlio che ami non per necessità, quella che scaturisce dal fatto di esserne biologicamente la radice. Michela Murgia, che non è stata madre, parlerebbe di figli d’anima, di figli non tuoi che ami come fossero tuoi. È un amore che potrebbe domandare un supplemento di motivazione, di energia. Ecco, siamo figli adottivi che possono dire Abbà. “Non sei più schiavo, ma figlio”, leggiamo. È una parola detta su tutti: figli non schiavi. Al capitolo 3 della stessa lettera ai Galati Paolo anticipava lo stesso messaggio: “Tutti voi infatti siete figli di Dio… Non c’è Giudeo né Greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio e femmina”. È la Giornata Mondiale della pace. La pace è la condizione per assicurare a ciascuno la possibilità, il diritto, di sentirsi figlio. La guerra stravolge ciò che invece vorremmo dare per assodato perché ricaccia qualcuno nella condizione di vittima sfregiandone i tratti del figlio. Ma quante sono le situazioni che deturpano la condizione di figli tanto da renderli irriconoscibili come tali. Sono ancora riconoscibili in quanto figli coloro che, non per capriccio, migrano alla ricerca di una dignità che non è affatto assicurata nella terra in cui vivono? Femminicidio è la parola che Treccani ha scelto come parola dell’anno per il 2023 che ci siamo appena lasciati alle spalle. Anche qui donne, più di 100, esattamente 103, sfigurate dalla violenza che le ha ridotte ad oggetto su cui esercitare un potere malato perché distruttivo. Comincia un nuovo anno, ed è ancora e di nuovo il tempo di guardarci in faccia e riconoscerci figli, tutti, e smettere di stare al mondo con quell’arroganza che ci fa supponenti e ci fa credere di essere qualcosa in più di qualcun altro magari perché siamo forti, siamo maschi, siamo ricchi, siamo furbi, siamo belli, siamo giovani. Cosa conta se non l’esser nuova creatura? Leggiamo ancora da Galati. Mi sono imbattuto in questa bella frase, ce la regaliamo all’inizio di un nuovo anno: Non aspettare, non sarà mai il tempo opportuno. Inizia ovunque ti trovi, con qualsiasi mezzo possa avere a tua disposizione. I mezzi migliori li troverai lungo il cammino. 


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *