Natale del Signore – Domenica 25 dicembre 2022 – Gv 1,1-5.9-14
Si chiamano Alberto e Micol e sono i miei nipoti, 21 e 25 anni. Alberto il 20 ha subito un intervento al ginocchio, gli hanno ricostruito il crociato. Il 23 sua sorella, che vive a Padova, non l’aveva ancora chiamato per sentire com’era andata l’operazione, per sentire come stava. Qualcuno ha dovuto scuoterla dalla sua “indifferenza”, eppure quand’erano piccoli era il suo amato Albertino. È vero, lui è uno tosto, diventando grande si è un po’ imburberito e risulta a tratti un po’ difficile interagire con lui… perché vi racconto i fatti miei? Perché sto pensando che Natale significa in fin dei conti accorgersi degli altri, del fatto che esistono, ci sono. Gran parte del mio, chiamiamolo lavoro, al di là che lo faccia più o meno bene, è in sostanza ricordarsi delle persone, di quello che stanno vivendo, di ciò che stanno attraversando. Ricordarle perché esistono. E ricordarle è l’unico modo che abbiamo per farle esistere, per farle vivere. Eh sì, perché non basta nascere, non basta venire al mondo, bisogna anche starci e bisogna poterci stare al meglio. Ci sto al meglio, se qualcuno mi ricorda, si accorge che ci sono, che appunto esisto. Da qualche tempo sulla mia macchina è esposta la P di principiante. Sto aiutando Assan, il giovane gambiano che da più di 4 anni sta con noi, a imparare a guidare. Natale è anche assistere alla nascita del nuovo, del tuo nuovo. Natale è accompagnare la vita nel suo evolvere. Natale è esserci nel suo diventare. È partecipare al processo che ti rende uomo per diventarlo così, un po’ di più, anch’io. Con i ragazzi di seconda e terza media stiamo lavorando quest’anno sull’idea che ci siamo ma che esistiamo sul serio se raccogliamo la sfida dell’esserci per qualcosa, o meglio per qualcuno. “Il mondo non lo ha riconosciuto”, “i suoi non lo hanno accolto”. Questo leggiamo dal vangelo di Giovanni proprio all’inizio, nel prologo. Eppure Gesù, se scorriamo i vangeli da capo a fondo non farà altro che accorgersi dell’altro, che riconoscere l’altro. È solo questo a darci il potere di diventare figli. Siamo qualcuno solo se abitiamo il mondo aprendo gli occhi sugli altri, se bandiamo l’indifferenza. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria”. Contemplare la gloria, cioè la grandezza, la bellezza, il valore impressi nei volti, nei nomi, nelle storie degli altri. Vi do un esercizio per casa per dare corpo e consistenza a questo Natale, anche oltre il Natale: su un foglio, visto che la memoria a volte ci tradisce, scriviamo il nome delle persone di cui non dimenticarsi, il nome delle persone da sentire, da chiamare, da visitare. “È nato per noi”, si dice di Gesù. So di esistere perché in tanti ci sono per me. E io per chi ci sono, c’è qualcuno per cui esserci un po’ di più? Natale è solo l’occasione che abbiamo per ricordarcelo, per rinnovare l’impegno ad esserci nel segno del PER…
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