Sabato 6 gennaio 2024 – Epifania del Signore B – Luca 2,1-12

Pubblicato da emme il

È la parola stella che cattura la mia attenzione. Torna ben quattro volte nel brano di Luca che conosciamo perché, essendo l’unico vangelo a parlare della manifestazione di Gesù ai lontani, di cui i Magi sono il segno, è quello che ascoltiamo di fatto ogni anno, sempre lo stesso. La stella, un corpo luminoso incastonato nel cielo insieme ad infinite altre. In sé la parola stella significa ciò che è sparso, disseminato. Ma esiste un’altra parola latina sideris, plurale di sidus, stella, ma anche costellazione, astro, pianeta… è un termine più ampio. Interessante a questo punto può essere indagare la parola desiderio: de-sideris. In latino la preposizione de è indice di privazione, di mancanza. Un cielo a cui mancano le stelle, immagine per dire di una vita che cerca un riferimento, una sorgente e quindi senso, valore. I Magi sono quindi coloro che seguono i segni per trovare significati e per dar valore all’esistenza. Sono il simbolo della libertà di coloro che cercano qualcosa o qualcuno che colmi un vuoto, che riempia una mancanza. Non sanno su che rotta stanno, è il desiderio a mettere ali al loro cammino. Erode è l’immagine di colui che deve invece far quadrare i suoi conti, non resta aperto alla sorpresa, non è disposto a farsi trascinare dal desiderio in avventure che non ha ben organizzato e programmato, lui di fatto non si muove, manda i Magi a scovare e interpretare i segni. Proprio giovedì ho avuto la fortuna, inaspettata, di ascoltare il racconto di un giovane che ha lungamente cercato segni nel suo cielo e finalmente ha trovato ciò che a lungo inconsapevolmente, cercava. Sono davvero felice per lui perché non è scontato che si sia disposti a cercare e tanto meno ad aprirsi all’accoglienza di ciò che sembra offrire più senso e valore ad un cammino. C’è un altro passaggio interessante nel brano della festa dell’Epifania: i Magi non si prostrano al re, non si inginocchiano davanti ad Erode, l’uomo con la corona. Si prostrano davanti a un bambino. La stella ha fermato la sua corsa ed ha illuminato questo segno. Noi davanti a cosa, al cospetto di chi pieghiamo le nostre ginocchia? Inginocchiarsi davanti a quel bambino è in realtà come ritrovare se stessi, l’origine, l’essenza. È rimettere gli occhi sul cuore, sul centro, su noi dopo esserci smarriti cercandoci altrove, vagando lontano da noi, dalla verità su noi. E quei tesori dischiusi: l’oro, l’incenso e la mirra sono sì gli omaggi per Lui, ma dicono di noi, non solo di Lui, dicono del nostro brillare come l’oro, del nostro profumare come l’incenso, del nostro rigenerarci come fa la mirra. Trovare Lui è ritrovare noi ed è per questo che i Magi non si rimettono sui passi che li riportano da Erode. Erode è il fallimento dell’umano. Per altra strada noi come i Magi, dopo aver capito da cosa prendere le distanze, ritorniamo a noi per abitare nella verità di noi stessi.


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