Domenica 22 marzo 2020 – IV di Quaresima A – Giovanni 9,1-41

Pubblicato da emme il

È un uomo nella notte, quello che incontra Gesù. Ma il rischio della notte incombe su tutti. È la notte di quest’altra piaga che affligge il mondo. Ma quante notti incombono e da lungo tempo su fette poderose, ma sempre anonime, di umanità… può bastare citare i siriani!? La notte sembra stendere e velocemente il suo velo su ogni angolo di terra. L’uomo può trattenerne i lembi e frenare il suo incombere? Finchè è giorno bisogna dare corpo a quell’opera di Dio che argina il buio, disarma la notte, impone altra luce. Finchè sono nel mondo, sono la luce del mondo, dice Gesù. Ci avviamo, dentro questa inedita Quaresima, verso una Pasqua che sarà altrettanto inedita. Non è strano ritrovarci a pensare che sarà davvero Pasqua quando l’incubo coronavirus sarà passato per tutti. Ma se già adesso, se già fin d’ora volessimo riedificare gli argini entro cui contenere la forza travolgente di questo male che non solo sequestra i corpi ma anche gli spiriti, spegnendoli, riandiamo all’annuncio della Pasqua. Nella prima lettera di Giovanni (1,5) così leggiamo: “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre”. Non attecchiscano neppure in noi. Sapessimo dire prendendo a prestito le parole di Gesù: “Finchè sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Sì, finchè lo abito voglio essere luce. Voglio che la mia esistenza la riconsegni senza opacità. Il timore della notte, liberi la luce che abita le profondità, gli abissi, l’inferno di questo frangente… Cristo lì è sceso perché non fosse più notte. Fosse anche un lucignolo fumigante, una fiamma smorta a dircelo. Il vangelo di questa quarta domenica di Quaresima, detta Laetare, cioè della letizia, perché si approssima il giorno (oggi in realtà questo titolo potrebbe suonare come una bestemmia), è un altro racconto degli inizi… Dio, si legge in Genesi, plasmò l’uomo con polvere dal suolo. Gesù che sputa per terra la sua saliva e fa del fango impastandola ancora con la polvere  non ripete forse il gesto degli inizi perché la luce torni ad abitare gli occhi dell’uomo e sia di nuovo giorno, il giorno in cui darsi da fare per compiere l’opera di Dio? E’ così! E la piscina di Siloe in cui il guarito va a lavarsi, su indicazione di Gesù, è il battistero-grembo che riconsegna alla luce ogni esistenza. Quando un uomo viene al mondo non si dice forse che viene alla luce? E alla luce viene l’uomo che rinasce alla vita dello Spirito. “Ora siete luce nel Signore – leggiamo da Efesini – Comportatevi perciò come figli della luce”. Tutti sono interessati a capire come quest’uomo sia guarito. Glielo chiedono ben tre volte. Come guarire? Anche oggi, accettando come il cieco del vangelo, di stare al gioco di un Dio che mi rifà a partire dal niente, dalla polvere. Ripartire, ricominciare, riprovare, aprire gli occhi al nuovo. Già oggi sembra possibile anche dentro il dramma, anche nel vivo della tragedia, anche nel bel mezzo della lotta.

Introduzione

Oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera!

In un articolo comparso sulla Voce dei Berici a firma di don Matteo Pasinato e che abbiamo riportato nel foglietto parrocchiale, lo trovate nel sito… leggiamo che la radice di verde, il colore che ricomincia ad imporsi con l’inizio della bella stagione, e veleno, è la stessa: VIRUS.

In questo tempo, il verde del veleno è più forte del verde della primavera.

Sarà possibile mettere il virus di una primavera, che risveglia, contro il virus che devasta?

Quale sarà l’intelligenza, si domanda don Matteo, per combattere un veleno con un risveglio? Da credenti potremmo senz’altro dire l’intelligenza della preghiera, dell’intercessione, della memoria orante.

Ma anche rispondere insieme agli appelli che ci vengono fatti. Rispondere insieme è l’unica forza che abbiamo. Anche se fosse fermi tutti se mette in sicurezza tutti, e me con tutti. Siamo chiamati ad essere comunità così, non assembrati, divisi ma comunque uniti, e magari oggi mai come prima.

È il tempo di rivendicare meno certi diritti e di imporci invece qualche dovere, necessario, in termini di moderazione, di sobrietà… non siamo forse in linea con quanto ci chiede ogni Quaresima? È il tempo della virtù ricorda ancora don Matteo. Per combattere la forza impetuosa del virus ci vuole la forza intelligente della virtù.